Il governo dell’informazione nelle banche centrali

Terry Cook, nel 1997, predisse che nel secolo che stava per scoccare gli archivisti avrebbero sempre più spostato la loro attenzione dalla tradizionale analisi delle proprietà e delle caratteristiche dei singoli documenti all’analisi delle funzioni, dei processi e dei flussi di lavoro dai quali essi traggono origine e prendono forma. Aveva ragione. Andava affermandosi un nuovo paradigma nella scienza degli archivi. La riflessione su tali questioni, nelle banche centrali è ormai iniziata da alcuni anni e ha messo in evidenza due aspetti principali. Il primo consiste nell’ampio spettro di tipologie documentali correntemente in uso che da un lato aumenta la nostra capacità comunicativa e di immagazzinare conoscenza, dall’altro frammenta il patrimonio informativo di cui disponiamo: occorre un punto di vista e delle responsabilità integrate, un governo dell’informazione. Di qui il secondo aspetto: la necessità, ai fini di un efficiente information management, di predisporre un sistema di risorse umane e tecnologiche che programmi e gestisca l’iter dei singoli documenti dalla loro nascita al momento dello scarto o della messa in sicurezza per la conservazione. In questa prospettiva cerco di rendere conto dello stato delle riflessioni e delle realizzazioni in Banca d’Italia e in altre banche centrali.

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